31.7.08

Meglio mai che tardi (e pure male)

Alla palestra in cui vado a Torino, la Fitness First, hanno l'usanza ogni giorno di scrivere sulla lavagnetta posta all'ingresso i nomi dei soci che festeggiano il compleanno in quel giorno e una breve frasetta di quelle un po' luogo-comune-motivazionale, ma ogni tanto carina.
L'iniziativa in sè sarebbe simpatica, se solo i gestori si fossero preoccupati anche di far finire almeno la terza media a quelli che ci lavorano dentro.

Il giorno del mio compleanno, il 21 Luglio, decido di fare un salto in palestra dopo il lavoro, per sgranchirmi un po' dalla solita giornata in ufficio e anche... ammetto, soprattutto per immortalare la lavagnetta con il mio nome.
Entro così, con il cell già in mano pronto a scattare, e mi accorgo che non ci sono... ci resto un po' di merda, ma mi sento troppo sfigato a farlo notare a Pixie e Dixie che stanno all'ingresso a vegliare sui loro tamagotchi anzichè sui clienti, e penso soprattutto che sarebbe comunque decisamente inutile rivendicare il mio nome su una lavagnetta.
Però ci ripenso poi, mentre corro sul tapis roulant, e arrivo a 3 possibili spiegazioni dell'accaduto:
  1. su sta lavagnetta mettono 4 nomi inventati tanto per non rompersi più di tanto il cazzo e far finta che comunque ci si tenga al compleanno del cliente, che poi effettivamente si spera non sia così strunz da venire a controllare proprio il giorno del suo compleanno se effettivamente compare nella lista
  2. nella fretta di scrivere la lavagnetta hanno dimenticato un nome, o magari chissà forse più d'uno, e io sono tra i suddetti fortunati
  3. i nomi che si leggono non sono di clienti della palestra, bensì di personaggi famosi, magari dello spettacolo o dello sport... personaggi famosi che però io non ho mai sentito nominare, e che reputerei quindi eventualmente non poi così famosi.
La realtà invece è un'altra ancora.

Questa sera, 31 Luglio (31, non 21! :o), vado in palestra, e così, distrattamente, tiro l'occhio come sempre alla lavagnetta... ed eccolo:


Lasciatemi solo alcune considerazioni:
  • Questi dati li ho lasciati di persona al momento dell'iscrizione, ovviamente giusti, ma li ha scritti uno di loro, uno della tribù degli analfabeti tamagotchisti. Questo implica che o il Pixie che l'ha scritto non sa scrivere con la biro, o il Dixie che l'ha ricopiato sul database clienti non ha grande familiarità con la tastiera del pc, oppure che il Twixie che l'ha letto non sa leggere. In ogni caso, complimentoni! :o
  • Sono un po' dispiaciuto di non essere nato in un mese con 30 giorni, perchè sarei curioso di sapere cosa si sarebbero inventati allora.
  • La "O" e la "E" sono effettivamente sonoramente e graficamente simili, nonchè vicine sulla tastiera del pc, quindi è facile sbagliarsi.
  • Se mi chiamassi effettivamente Ellearo, allora tutti mi chiamerebbero Elly anzichè Olly... ed Elly è abbastanza sul cuazz, quindi giusto un "grazie papà per il cognome, perchè effettivamente poteva andarmi peggio".
  • Ringrazio anche di non avere cognomi come "Ormafrodita" o "Oscremento", perchè sennò ora avrei dovuto trovarmi un'altra palestra... e forse non solo.

30.7.08

Il doppio palo


Al lavoro son giorni di fuoco, ma stamattina sono entrato un'ora prima per far partire una cosa, e poi sono riuscito a farmi un po' di cacchi miei... e così ecco caricato il video della punizione di Del Piero ieri sera in Juve Inter al trofeo TIM (tra l'altro ottimo investimento: 10 euro per 3 partite dalla tribuna est livello 2 - praticamente quasi attaccati al campo - Juve Milan, Juve Inter e Milan Inter, da 45 minuti l'una)...
Sta punizione ci ha fatto urlare al gol... cazzo, doppio palo e poi palla fuori... na roba mai vista!... Grande Del Piero, comunque, come sempre!
Alla punizione segue il finale della partita, con sfottò a Pitters, il mio collega interista che mi ha accompagnato nella serata! Forza Giuventussss!!!!



Aggiornamento: riguardando il video mi son reso conto che la compressione di youtube ha fatto sì che non si capisca veramente una mazza della punizione... beh, ve la farò vedere sull'iPhone quando ci vediamo! :P Cmq godetevi almeno lo sfottò! ;)

27.7.08

La festa dei Culi

Con una settimana buona di ritardo, ma non posso esimermi dall'immortalare la festa di sabato 19 Luglio per il compleanno mio e di Ale (alias Culo).
Come sempre in queste occasioni, le foto sono più efficaci di mille parole, quindi eccovi la galleria fotografica della festa: enjoiy it! ;)

Mi preme solo di ringraziare col cuore tutti i partecipanti... sarà che per me quest'anno la festa significava comunque qualcosa di più degli anni scorsi, visto che ora molti di voi li vedo veramente di rado, o sarà perchè siete stati eccezionali voi, comunque sia serbo un ricordo bellissimo di questa serata, dall'inizio al Driim alla fine a casa di Ale fino alle 5 e mezza a imbriagarse de amari! XD Grazie a tutti, davvero!

6.7.08

Il rock va suonato al volume che serve


4 Luglio, San Siro, Ligabue.

Ho ancora un po' di brividi quando riguardo qualche video di quella sera... si va male a descrivere certe emozioni, che onestamente ero scettico di riuscire a provare per un concerto. Preferisco affidarmi a parole di terzi, quindi vi cito qui di seguito l'articolo che, tra quelli che ho letto, rappresenta più fedelmente quello che è stato il concerto di venerdì.


Ma guardatelo come sorride, Ligabue, mentre salta sulla passerella di fronte al palco e attacca con la sua Certe notti davanti a (quasi) settantamila persone che da ore fanno la ola sugli spalti. Inizia la sua quarta volta a San Siro che sembra davvero la prima se si guardano i suoi occhioni sbigottiti mentre canta il brano che è diventato uno slogan della nostra vita. «Certe notti ti senti padrone di un posto che tanto di giorno non c’è» ripete il pubblico in coro e così parte lo show che sarà una rassegna pacata e rockettara (solo Ligabue riesce a combinare le due cose) di tutti i suoi successi più gli ultimi brani, quelli che le radio stanno martellando come Niente paura e Buonanotte all’Italia e che ormai, volenti o nolenti, sono entrati nella colonna sonora dell’estate. Innanzitutto il palco: è circondato da cisterne, tralicci elettrici, pale eoliche ed è pure senza tetto perché sormontato da uno schermo enorme, trecento metri quadri, che per tutto il concerto accompagnerà le note con immagini inconsuete (una molecola di Dna) oppure incomprensibili (una ragazza magra tra selve di specchi) o infine nostalgiche e simboliche come il volto di Buster Keaton che appare durante Ho ancora la forza e richiama l’applauso della gente. Pensieroso com’è, a dispetto della sua indole emiliana, Ligabue ha stivato in questo concerto tutte le sue idee e, canzone dopo canzone, eccolo il suo bagaglio. È il cantore dell’Italia mediana, quella che vive nel fine settimana e sopravvive negli altri giorni, che lavora – e tanto – ma si accontenta delle sue ambizioni e non ne cova di irraggiungibili, che non gliene frega nulla della vita spericolata e, se potesse, la cambierebbe con un pizzico di serenità in più. E così Ho perso le parole oppure Questa è la mia vita che arrivano dopo la sberla iniziale di watt e assestano uno show equilibrato ed entusiasmante, capace di arrivare lassù con Hai un momento Dio? (strepitoso Federico Poggipollini alla chitarra) oppure rimanere qui da noi con Tutti vogliono viaggiare in prima che è proprio lo specchio dell’attitudine di Ligabue, della sua capacità di fotografare i sogni domestici della gente ed elevarli a piccole poesie quotidiane che difatti sono diventate slogan dell’Italia dei quarantenni. E se nella Piccola stella senza cielo ci sono i soffi e le utopie che ricamano la vita di tutti, in Libera nos a malo spunta la paura, la stessa che in Urlando contro il cielo si trasforma in rabbia e in squilli di rock composto, educato, mai fuori dalle righe. «Allora ciao ragazzi, qui fate sempre la vostra porca figura» dice lui e dovreste sentirlo il boato, roba che esalterebbe anche il più distratto dei passanti qua fuori dallo stadio. Camicia e jeans neri, leggermente smagrito, Ligabue tiene il palco come fosse un salotto, saluta Guccini prima di Ho ancora la forza («Ciao Francesco»), passeggia fin dove finisce la passerella e va a sfiorare le mani, i volti delle prime file con quel solito rituale che è una trasmissione di buoni sentimenti, di affetto, persino di riconoscenza e accidenti quanta. Se c’è qualcuno che riesce a farsi capire dalla gente oggi è proprio lui, così modesto, così ruspante, che stavolta sborda davvero nella politica e durante Non è tempo per noi fa proiettare sullo schermo i primi dieci articoli della Costituzione italiana. Un’idea, se proprio vogliamo trovare un’ispirazione, che viene dagli U2 (che hanno portato in giro per il mondo la Dichiarazione dei diritti umani) e che qui diventa un modo «per far riflettere sul valore di quelle parole e far pensare se oggi abbiano ancora un significato». E poi tutto scivola via, c’è ancora spazio per qualche brano, da Vivo morto o X a Happy hour e poi per la conclusiva Buonanotte all’Italia che è un modo di salutare tutti e confermare che il suo concerto è in fondo una dichiarazione d’amore per quella serena processione di gioie e consapevolezza che dovrebbe essere la vita di tutti noi.

E Vasco je fa na pippa! :P